Il mostro di Terrazzo, La storia di Gianfranco Stevanin

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-Andri-
view post Posted on 24/3/2011, 10:19




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Gianfranco nasce il 2 ottobre 1960 a Montagnana, in provincia di Padova. Il bambino trascorre i primi quattro anni di vita in quella campagna assolata poi i genitori lo mandano in collegio, dai preti, mentre la madre sta portando avanti una gravidanza che si concluderà con un aborto.
Al ritorno, Gianfranco inizia a frequentare le scuole elementari: è un bambino socievole e non ha problemi a rapportarsi con i compagni e a creare delle amicizie. Verso i sette anni si ferisce mentre usa un attrezzo agricolo. La ferita alla testa richiede quattro punti di sutura ma poteva andare decisamente peggio. I genitori si preoccupano talmente tanto che decidono, per tenerlo lontano dai guai, di mandarlo in un collegio di suore. Qui rimane fino al primo anno delle superiori.
Dopo il collegio il ragazzo decide di continuare gli studi in una scuola pubblica di Legnano ma il 21 novembre 1976 ha un grave incidente stradale con la moto.
L'incidente procura a Stevanin una frattura frontale e un trauma cranico. Viene sottoposto a un’operazione ma le lesioni sono molte e gravi. L'atrofia provoca poi delle crisi epilettiche. Da quel momento la vita di Stevanin cambia in modo radicale, ha riportato un danno neurologico rilevante e le conseguenze si faranno sentire molto presto.
Lui stesso ammetterà: “Dopo il trauma sono cambiato, ho dovuto cambiare. Sono tornato dall'ospedale e mi sono ritrovato senza amici, senza compagnia. Non potevo più fare il motocross, il mio sport preferito. Ero diventato più tranquillo, misuravo le parole e i fatti. Mia madre era diventata ancora più protettiva di prima, ero sempre sotto una cappa. A scuola non riuscivo a rimanere concentrato a lungo e avevo forti emicranie”.
E così Stevanin lascia gli studi.

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Nel 1980, a 20 anni incontra Maria Amelia e rimane con lei fino ai 25. Per lui è stato il rapporto più lungo e importante. A un certo punto la ragazza si ammala e su pressione dei genitori la coppia si scioglie. Stevanin dà la colpa alla famiglia. “Finì per colpa dei miei genitori. Hanno fatto di tutto perché la lasciassi. Intervenivano sempre, non mi consideravano un adulto. Dopo di lei ho avuto altri rapporti sentimentali ma si sono sempre interrotti perché io cercavo la sua sosia e non la trovavo”.
A quel punto Stevanin si dedica solo a rapporti occasionali, fatti di una notte e via, senza legami. Scopre così il mondo delle prostitute. Con il sesso a pagamento può soddisfare quelle fantasie che fino alla maggiore età erano rimaste solo nella sua mente. Il ragazzo confessa però che “le fantasie sarebbe meglio che rimanessero tali. Passando alla realtà non mi eccitavano più”.
Il sesso è una parte importante nella vita di Gianfranco Stevanin ed è praticamente essenziale e intrinseco negli omicidi. Stevanin ammette di aver scoperto la sessualità intorno ai dodici anni e a tredici di aver avuto il primo rapporto sessuale con una ragazza di 24, sposata. La famiglia di Stevanin era però molto cattolica e la sessualità era vista in modo rigido. Un giorno la madre trova le riviste porno in casa e scoppia il finimondo. Ma poi tutto si calma. Per Stevanin il sesso non era peccato, solo una parte naturale della vita. Non ci sono sospetti su questo ragazzo e sui suoi terribili segreti fino al 16 novembre 1994 quando iniziano le macabre scoperte, quando la misteriosa vita di Stevanin, quella da serial killer, viene a galla. Siamo a novembre, Stevanin abborda una ragazza per strada. Si chiama Gabriele Musger, è austriaca. Le chiede di poterle scattare delle foto, lei si fida di quel giovane dall'aria perbene, accetta e sale in macchina con lui. Nell'abitazione di Stevanin la donna è vittima di rapporti violenti e di giochi erotici al limite dell'estremo. Vengono scattate anche delle foto porno. A un certo punto Gabriele si rifiuta categoricamente di farsi bendare e legare al tavolo e Stevanin la minaccia con una pistola. La ragazza, per liberarsi, gli offre 25 milioni di lire, per tutta risposta viene violentata e poi costretta a salire sulla macchina per andare a prendere i soldi. Presso il casello autostradale di Vicenza Ovest, mentre lui paga il pedaggio, Gabriele scende dal veicolo e fugge verso una pattuglia che, quella notte, prestava servizio sulla strada. La polizia la tranquillizza, perquisisce l'automobile e in seguito il cascinale del giovane a Terrazzo, in provincia di Verona. Qui iniziano le prime scoperte, il cascinale è una vera alcova a luci rosse. Il ragazzo lo aveva riempito con gli oggetti più disparati. Da santini e testi religiosi a oggettistica erotica e pornografica come intimo femminile, riviste, videocassette, vibratori, vestiti di cuoio, cinghie, lettere di amanti. Fin qui nulla di particolarmente strano se non fosse per quelle settemila fotografie, schede particolareggiate delle donne che aveva incontrato e dei contenitori per peli pubici.
Stevanin ammette che quei peli erano di alcune donne che lui stesso aveva rasato: “Provavo piacere a vedere una ragazza adulta come una ragazzina, mi piaceva sentire la pelle liscia, senza peli” e poi: “Tenevo i peli pubici e i capelli perché pensavo di farmi l'imbottitura di un piccolo cuscino, c'erano già i peli e mi sono detto: perché non mettere anche dei capelli?”.
I poliziotti si trovano di fronte a un ragazzo innegabilmente perverso e iniziano a guardare preoccupati quei documenti trovati nel cascinale, sono di Biljana Pavlovic e di Claudia Pulejo, due ragazze scomparse nel nulla nel 1994.

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Iniziano i controlli mentre Stevanin viene condannato a tre anni di reclusione per violenza sessuale, sequestro di persona e tentata estorsione di 25 milioni contro Gabriele Musger.
Difficile, praticamente impossibile, definire con sicurezza la prima vittima di Stevanin, probabilmente gli omicidi iniziarono nel 1993. Certamente le vittime sono state uccise nell'abitazione di Stevanin e poi fatte scomparire. Difficile ricostruire cronologicamente la storia degli omicidi poiché le donne sono state ritrovate dopo un periodo di scomparsa più o meno lungo, o in avanzato stato di decomposizione, o smembrate, o non ancora identificate. Dai ritrovamenti, dalle foto e dai documenti trovati nel cascinale e dalle ricostruzioni seguenti risultano almeno quattro vittime certe più due sconosciute.
Blazenka Smoljo, il cui corpo fu ritrovato in un fosso a Terrazzo da un contadino. Di lei non si sa niente altro.
Biljana Pavlovic, sparita nel 1994, era originaria della Ex-Jugoslavia, faceva la prostituta. Il suo corpo fu ritrovato seppellito in uno dei poderi della famiglia Stevanin.
Claudia Pulejo, soffocata, era scomparsa il 15 gennaio del 1994. Claudia era tossicodipendente e a volte si prostituiva per procurarsi la droga. Era anche amica di Gianfranco, sembra che fosse andata da lui per farsi dare delle medicine utili in caso di crisi di astinenza e in cambio avrebbe dovuto posare per delle foto. Il corpo di Claudia fu ritrovato il 1 dicembre 1995.
Abbiamo poi Roswita Adlassing che scomparve nel maggio del 1993 ma il suo corpo non fu mai ritrovato. Di lei rimane una scheda redatta da Stevanin con giudizi sulle sue prestazioni sessuali. La macabra lista si chiude con due sconosciute, una ragazza trovata tagliata a pezzi in un sacco e una mutilata nelle parti intime, di cui rimangono solo delle foto.
Stevanin non confessa. A questo punto viene affidato a due esperti per una obbligatoria perizia psichiatrica.
Durante i colloqui con i medici Stevanin ricorda a tratti, come se fosse colpito da flash, ricorda di aver fatto del male a quattro donne, ricorda di aver fatto a pezzi un cadavere, ricorda lunghi capelli biondi, ricorda del sangue. Ma quando non vuole parlare si nasconde dietro a piccole improvvise amnesie.
La perizia alla fine si esprime: lucido, sveglio, intelligente, assolutamente sano di mente. Quindi processabile.
Così il 5 novembre 1996 viene rinviato a giudizio. La Corte d'Assise, il 6 ottobre dell'anno dopo, apre il processo. Un viaggio estenuante, lunghissimo, complicato. 19 udienze, più di 100 giorni passati in aula, 90 testimoni. I capi di imputazione sono tantissimi, si parla di mutilazioni di parti intime, cadaveri deturpati, sadismo, sesso estremo.
Stevanin non reagisce, è tranquillo, non si scompone nemmeno davanti ai parenti delle donne che ha ucciso. Siede vicino ai suoi avvocati e sfoggia un nuovo look. Si è tagliato i capelli a zero e mostra, quasi orgoglioso, come se fosse una prova della sua innocenza, la lunga cicatrice che gli attraversa la testa, ricordo indelebile dell'incidente del 1976. La perizia psichiatrica della difesa infatti punta il dito verso questa cicatrice e sottolinea il fatto che quell'incidente abbia provocato nel giovane dei problemi psicologici fortissimi. I periti parlano di persona malata con la parte destra del cervello danneggiata, affermano che la materia grigia ha subito dei danni che hanno colpito la parte dell'istinto, dell'aggressività, della sessualità, della memoria. Puntano anche sul rapporto con la madre che è sempre stata oppressiva, iperprotettiva. Questo rapporto tra i due, secondo i periti della difesa, era composto di un amore-odio talmente forte che ha finito con danneggiare i successivi rapporti di Stevanin con le donne.

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Stevanin dal canto suo non chiede mai perdono né si mostra pentito per quello che è successo. Salendo sul banco dei testimoni si dice “amareggiato” e aggiunge: “Non mi so spiegare perché di certi fatti, erano tutte persone con le quali c'era un certo sentimento. Farei di tutto per farle tornare in vita. Mi considero discretamente bene, sono una brava persona che ha solo bisogno di cure”. I parenti delle vittime rimangono allibiti quando sentono dire da quel ragazzo rasato e tranquillo: “Io non ho ucciso le mie donne, erano loro che morivano”.
Parla delle “sue” donne con tranquillità: “Mi piaceva quella ragazza. Una straniera, credo fosse una prostituta. Una sera le proposi di venire da me. Ricordo che durante il rapporto le tenevo un braccio stretto al collo. Ogni tanto la stringevo. È stato solo quando abbiamo finito che mi sono accorto che lei non si muoveva più. Era morta”.
E parlando di un'altra dice: “Non so chi fosse e che nome avesse. Facemmo l'amore piegati su un fianco, io le misi le mani intorno al collo e lei morì. Lasciai lì il corpo un paio di giorni, poi presi un taglierino da balsa, tagliai una gamba in due pezzi, poi l'altra, poi le braccia. Le ho tagliato anche la testa, l'ho rasata e non ricordo se ho fatto dei pezzi anche del tronco”.
Prosegue raccontando di una terza: “Quella sera al casolare la feci spogliare, le legai le mani dietro la schiena e la feci mettere a faccia in giù. Poi tirai la corda dalle mani fino intorno al collo. Le infilai un sacchetto di nylon sulla testa, per provare un piacere più intenso. Quando finimmo di fare l'amore mi accorsi che era morta. Presi il cadavere, lo piegai in due, lo misi in un telo cerato azzurro e poi lo seppellii. Bruciai gli abiti e la borsetta”.
Il 28 gennaio 1998 Stevanin viene condannato all'ergastolo. Il ragazzo commenta soltanto: “Non mi hanno capito”. La storia però non finisce qui, come si potrebbe pensare. Nel 1999 la Corte d'Assise d'Appello di Venezia dichiara Gianfranco Stevanin non punibile per i reati di omicidio perché “incapace di intendere e di volere”. Così la condanna di ergastolo sfuma e si trasforma in dieci anni e sei mesi di reclusione. I parenti delle vittime insorgono e così pure l'opinione pubblica. Cresce anche la paura per un assassino seriale che presto potrebbe uscire dal carcere. Ma i colpi di scena continuano. Nel 2000 il Pg Augusto Nepi richiede una nuova perizia psichiatra e inizia il processo d'appello parte seconda. Passano sei mesi e la prima sessione della corte di cassazione di Roma annulla la sentenza della corte di Venezia per “illogica motivazione”. Ora la sentenza è di nuovo ergastolo. Nel 2002 la Suprema Corte chiude la vicenda confermando la pena. Stevanin è attualmente in carcere.
 
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view post Posted on 7/6/2012, 20:21

Il Terrore delle Pizzerie

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Ciao a tutti.
Sono Alessio Valsecchi, webmaster di LaTelaNera.com, portale da cui è stato tratto questo testo.

Una richiesta per gli amministratori di questa pagina: per favore, è possibile segnalare il nome dell'autore del pezzo (Carla Cigognini) e pubblicare almeno un link al pezzo originale? Grazie! :D
http://www.latelanera.com/serialkiller/ser...franco_Stevanin
 
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