Festa di Famiglia

« Older   Newer »
  Share  
-Andri-
view post Posted on 28/3/2011, 10:55




Era un sabato mattina. Bella, la nuova cameriera di Stamford Court, stava andando da una stanza all'altra coi vassoi del tè, alzando le persiane, lasciando brocche di acqua calda, cercando nervosamente di fare meno rumore possibile; ma le tazze, piattini, cucchiaini e via dicendo avevano l'incresciosa tendenza a scivolare sul vassoio che Bella reggeva con mani tremanti; la cinghia delle persiane le sfuggiva di mano e risaliva fino in cima alla finestra con un allarmante crepitio, le brocche d'ottone sbattevano contro il catino mentre le appoggiava sul portacatino. In alcuni casi, l'occupante del letto apriva gli occhi sonnacchiosi e leggermente irritati; in altri, sbadigliava e si girava dall'altra parte.
Chiudendo l'ultima porta con un sospiro di sollievo, rimase a guardare con aria incerta un'altra porta all'estremità del corridoio. Anche quella stanza toccava a lei? Quella casa così enorme la confondeva e Alice, la Prima Cameriera, si dava tante di quelle arie che Bella non aveva voglia di chiederglielo. Sì, probabilmente toccava a lei. Che guaio se se la fosse dimenticata... tornò in fretta alla dispensa a preparare un altro vassoio.
Dieci minuti dopo bussava alla porta della stanza. Nessuno rispose ma ben pochi degli ospiti di fine settimana si prendevano la briga di rispondere, così aprì silenziosamente la porta. La camera era gelida e immersa nell'oscurità; varcando la soglia ebbe l'impressione di essere penetrata in una cortina di nebbia ghiacciata; c'era anche odore di muffa - come in una cantina. Un terrore irragionevole s'impadronì di lei facendole gelare il sangue. Si fermò a mezza strada fra la porta e la finestra come se le gambe si rifiutassero di fare un altro passo. Il vassoio le tremava nelle mani facendo tintinnare la porcellana. Rimase ai piedi dell'antiquato letto a baldacchino e, suo malgrado, quasi ipnotizzata, girò la testa in quella direzione.
Nel fioco chiarore di quella buia mattina d'inverno non riusciva a distinguere se nel letto ci fosse un uomo o una donna. Da sopra le coperte due occhi sembravano sfavillare come quelli di un gatto nell'oscurità, trapassandole il cervello. Fu solo con un sovrumano sforzo di volontà che depositò il vassoio sul comodino; poi tirò su in fretta le persiane senza curarsi del rumore, sentendosene, anzi, rassicurata, e si precipitò fuori dalla stanza senza osare di gettare un'altra occhiata al letto per timore di scorgere - che cosa? - si domandò sconvolta mentre si arrestava nel corridoio, ansimante e col sangue che le pulsava freneticamente nelle vene. Ma la sua tacita domanda rimase senza risposta.
Mentre scendeva le scale le giunse alle narici il profumo del caffè e del bacon che friggeva; dal basso proveniva il piacevole acciottolio che annunciava la preparazione delle colazioni. Respirò sollevata a quei suoni familiari. Dopo colazione vuotò i catini, rifece i letti e spolverò le stanze lasciando per ultima quella che fra sè chiamava "la stanza".
Quando vi entrò, i suoi timori le parvero assurdi. Il sole entrava a fiotti dalle finestre, il letto era vuoto ma dava l'impressione che l'occupante avesse trascorso una notte agitata: le lenzuola erano attorcigliate come corde, i cuscini gualciti e spiegazzati tanto che dovette cambiarne le federe. E c'era un'altra cosa strana: nel catino, l'acqua era di un colore rosso ruggine e uno degli asciugamani era macchiato di sangue. Pur dicendosi che l'ospite doveva essersi tagliato facendosi la barba, Bella si sentì pervasa da un senso di orrore indescrivibile, ma rimise in ordine la stanza e andò ad occuparsi delle altre faccende.
Malgrado i buoni proponimenti, il mattino seguente tremava come una foglia quando si trovò davanti a quella porta e bussò con mano tremante.
Di nuovo, nessuno rispose; e di nuovo, mentre varcava la soglia, sentì un senso di gelo penetrarle nelle ossa. Aveva deciso che a nessun costo avrebbe guardato il letto o la persona che lo occupava. Quindi, poggiando in fretta il vassoio si accostò alla finestra e alzò le persiane; ma sentiva che dal letto due occhi la stavano osservando e che qualcosa di più temibile di un animale feroce stava per saltarle addosso. Presa dal panico, uscì barcollando e richiuse la porta con un tonfo che echeggiò nel corridoio. Raggiunse di corsa la scala di servizio e si appoggiò mezzo svenuta alla ringhiera.
A colazione, nella stanza da pranzo della servitù, guardò i domestici con sguardo angosciato cercando fra loro qualcuno con cui confidarsi; ma le erano tutti estranei e le mancò il coraggio. Quando tornò di sopra, la porta della camera era spalancata, la camera vuota ma in disordine come il giorno prima, il catino pieno di quell'acqua dal sinistro colore, l'asciugamano nuovamente macchiato di sangue. Tremando, la riassettò.
Lunedì mattina: grazie a Dio la festa di famiglia oggi si sarebbe conclusa. Avrebbe dovuto entrare in quella stanza spettrale per l'ultima volta! Si confortò con quel pensiero mentre bussava alla porta.
Tre ore dopo la governante, signora Grieves, stava ispezionando le camere vuote con Alice, la Prima Cameriera, per vedere che tutto fosse in ordine. "Non occorre ispezionare la camera degli spiriti", disse sarcastica Alice. "Non ci ha dormito nessuno. Sua Signoria aveva ordinato che non fosse mai più assegnata agli ospiti."
La signora Grieves era una donna coscienziosa e aprì comunque la porta. I mobili erano coperti con dei teli, il tappeto arrotolato, le cortine del letto aperte e fermate con i cordoni, ma quello cos'era? Una figura sul letto. La signora Grieves e Alice si avvicinarono e lanciarono simultaneamente un grido di orrore. Di traverso sul letto c'era il corpo di una ragazza. Una mano si aggrappava alla tenda, l'altro braccio era tirato indietro quasi in un gesto di difesa e la piegatura del gomito nascondeva in parte il viso. Ma, guardandola, riconobbero in quei lineamenti stravolti, gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta di Bella, la nuova cameriera.
Era morta.



image
 
Top
0 replies since 28/3/2011, 10:55   38 views
  Share